giovedì, 28 Marzo 2024
HomeNewsAttualitàGravina, ostetrica commenta la tragedia del neonato morto al Pertini

Gravina, ostetrica commenta la tragedia del neonato morto al Pertini

Il punto di vista di chi lavora in una struttura sanitaria pubblica della provincia di Bari

Dopo i tragici fatti di Roma, in cui un neonato ha perso la vita per causa da accertare, in molti negli ultimi giorni si stanno interrogando sui servizi alle mamme forniti in ospedale.

Molti lamentano un’assenza di sostegno alla partorienti, altri si scagliano contro la rigidità dei protocolli (soprattutto post covid) che non permettono a mariti o famigliari di aiutare la neo mamma e il suo bambino. Soprattutto nei primi giorni di vita del bambino, un momento delicato anche per la donna che è spesso stremata, stanca e bisognosa di aiuto.

Abbiamo ricevuto diverse richieste, denunce, lamentele e storie di mamme che vogliono raccontare la propria esperienza e di come hanno affrontato il post parto. Una la trovate qui, nell’ultima puntata della rubrica “Storie da Perinei”.

La questione è ampia e delicata, e merita un approfondimento. Pensiamo sia giusto offrire un altro punto di vista, su un argomento che interessa molti, da chi vive ogni giorno il reparto e le corsie d’ospedale.

Abbiamo, così, intervistato un’ostetrica originaria di Gravina che lavora presso una struttura sanitaria pubblica nella provincia di Bari.

Da quanto tempo lavora in ospedale e di cosa si occupa?

Lavoro in ospedale da circa tre anni, sono un’ostetrica in sala parto. Solitamente la sala parto ha pochi posti, solo per chi è in travaglio. Ovvero chi deve partorire a breve o chi permane 2 ore dopo nel post parto. Nella nostra struttura, invece, accogliamo in sala parto non solo le donne in travaglio ma anche le puerpere, per assenza di posti in reparto. Quindi donne con gravidanza non più fisiologica, donne stimolate (indotte al parto) e donne che hanno rotto le membrane. E tutte le donne con fattori di rischio medio/alti.

Richiedi il tuo banner su ilTag.it

Come commenta la tragedia dell’ospedale di Roma?

Parto dal fatto che il rooming-in (la permanenza del neonato e della madre nella stessa stanza in un tempo più lungo possibile durante le 24 ore) è un diritto della mamma e del bambino. E’ fondamentale per stabilire un bonding (legame profondo che si stabilisce a poche ore dal parto tra madre e figlio) adeguato. Per favorire l’avvio dell’allattamento, la termoregolazione, lo sviluppo cerebrale e ridurre anche gli episodi di depressione post parto.

Ci sono stati anni di lotta per ottenere questi risultati, prima d’ora impensabili. Il bambino prima veniva subito portato via alla nascita, senza “skin to skin” (contatto pelle contro pelle tra mamma e bambino), allattamento e bonding nelle prime ore di vita. Oggi, finalmente, anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) si è espressa a riguardo, stilando i famosi “10 passi” per il successo dell’allattamento al seno. Il rooming-in è il settimo passo: “permettere alla madre e al bambino di restare insieme 24h/24h durante la permanenza in ospedale”.

Purtroppo, però, c’è da dire che le ore successive al parto, soprattutto per le mamme che hanno affrontato lunghi travagli, sono importantissime. La neo mamma ha bisogno di essere stimolata, aiutata, supportata dal personale sanitario e/o dai familiari. Anche l’allattamento e la gestione del neonato risulta essere difficile, soprattutto per le primipare (donna che partorisce per la prima volta).

Piuttosto parlerei, dunque, della carenza di personale in reparto/sala parto/nido. Purtroppo, non avendo la presenza di un familiare per le restrizioni Covid, durante i turni ci sono tanti campanelli che suonano per qualsiasi motivo. Dall’urgenza al “chiudimi la finestra”. Tanti accessi di Pronto Soccorso, mamme che vorrebbero un aiuto con il bambino, mamme in pieno travaglio. Donne che stanno partorendo, donne che hanno fatto un taglio cesareo e che sono impossibilitate a muoversi (figuriamoci a prendersi cura del neonato).

Purtroppo il personale non è sufficiente a garantire tutto questo, all’assistenza “uno ad uno” che ogni mamma dovrebbe avere. Solitamente, però, la sala parto non ha mamme puerpere e bimbi che vanno in reparto per completare la degenza. Ma anche lì non cambierebbe molto, in quanto il personale è comunque insufficiente. Sono convinta che le colleghe romane siano delle ottime ostetriche/infermiere ma che, purtroppo, non riescono a gestire tutto. Non è pensabile avere qualcuno h24 ogni giorno con ogni singola mamma.

L’accaduto è una tragedia immensa, su cui nessuno può sindacare. Non si sa se si tratti di soffocamento o SIDS (morte in culla), quindi non si può incolpare nessuno (sarà chi di dovere a farlo) perché questa tragedia poteva succedere anche alle dimissioni a casa. Anche a me, che sono mamma, è capitato di addormentarmi allattando. Fortunatamente non è accaduto mai nulla di brutto.

Seguite dei protocolli relativi al post parto? Tutte le mamme lamentano di essere lasciate solo durante e dopo il parto

Non c’è un protocollo specifico ma, come già detto, le donne appena partoriscono restano in sala parto per almeno 2 ore dopo per controllare perdite, eventuali suture, tono uterino, minzione, ecc…. Il bimbo che nasce resta con la sua mamma “skin to skin” ma dopo viene portato al nido per i successivi controlli e per la vestizione. E lì passa un pò di tempo con il papà.

Appena la mamma torna in reparto (se c’è posto), viene raggiunta dal bimbo e dalle puericultrici (nella nostra struttura sono loro le addette al neonato) con le infermiere pediatriche che iniziano a dare nozioni più valide circa l’allattamento, la cura del cordone ombelicale, il cambio pannetto. E, ovviamente, restano a disposizione per dubbi e domande. Quando l’attaccamento al seno o altro risulta difficoltoso, queste figure vengono interpellate. Solitamente dopo un parto cesareo si occupano loro del bimbo, soprattutto la prima notte. Ma ci sono mamme che insistono per tenere il bimbo in stanza da subito (rooming-in).

Per i parti spontanei è diverso, la mamma ha una ripresa più rapida e, spesso, tiene da subito il suo bimbo. E’ raro, ma succede, che qualche mamma non tenga il bimbo con sé in quanto preferisce rimettersi del tutto e lo lascia alle cure del nido.

Le scelte delle mamme sono condivise con il personale del nido e accettate. Nessuno può e deve interferire sulle scelte, anche su quella di non voler allattare e sospendere da subito. E anche qui, ripeto, è impensabile avere h24 un membro del personale sanitario, in quanto ci sono diverse situazioni da gestire e controllare.

Pensa sia giusto riaprire il reparto alle famiglie delle partorienti?

Certamente, se pensiamo che l’accaduto poteva essere evitato. In ogni caso, esistono le fatalità che si svolgono in pochissimi minuti e possono succedere anche con una supervisione.

C’è un’assistenza post ospedaliera quando la mamma torna a casa?

Purtroppo no. L’assistenza potrebbe essere svolta dai consultori del territorio o da un’equipe dedicata. Nella nostra realtà non esiste ma nel nord Italia e in alcuni paesi d’Europa ci sono ostetriche libere professioniste che prestano assistenza, a pagamento, sia durante la gravidanza che dopo.

Richiedi il tuo banner su ilTag.it
ARTICOLI CORRELATI

I Più Popolari