giovedì, 28 Marzo 2024
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Storie dal Perinei: il racconto di Anita

In questa puntata la testimonianza di un post parto

La nuova rubrica settimanale IlTag.it con i racconti e le testimonianze dirette.

La testimonianza di oggi è l’esperienza di Anita che ha partorito qualche anno fa al Perinei.

Ecco il racconto di Anita che ci parla di quanto le mamme si sentano sole dopo il parto.

“Sono molto arrabbiata e, come me, tantissime mamme. Arrabbiata per quello che è successo a Roma e perchè ogni volta è la stessa storia. Bisogna aspettare la tragedia per farsi delle domande. Sì perchè quello che è successo alla povera mamma, che ha perso il suo bambino soffocato mentre allattava, poteva succedere a tutte noi.

Una mamma quando partorisce è lasciata sola e le si chiede di essere una superdonna, di essere all’altezza del ruolo. Vietato chiedere aiuto o lamentarsi.

Ho partorito all’ospedale Perinei 5 anni fa e ho subito un cesareo d’urgenza. La mia fortuna è stata che, in epoca precovid, veniva permesso di avere una persona (di sesso femminile) in stanza. Così mia madre mi ha aiutata con la bambina le prime due notti perchè, con i punti del cesareo, per me era impossibile alzarmi o solo muovermi.

Il terzo giorno ho avuto la brutta idea di dire a mia madre di stare a casa, che ce l’avrei fatta da sola. E’ stato un incubo. Mia figlia non ha dormito per tutta la notte e io ero stremata perchè non riuscivo ad attaccarla al seno. Ero stanca, avevo paura di farla cadere e di addormentarmi. Mi sono sentita inadeguata e sola.

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Il giorno dopo ho chiesto a mio marito di stare un paio d’ore in ospedale per tenere la bambina mentre io cercavo di risposare dopo una notte senza chiudere occhio. Era il momento del giro visite e ricordo benissimo, mentre ero in dormiveglia e stanchissima, di aver ricevuto un rimprovero dalla dottoressa perché non era permesso ai padri di stare oltre l’orario di visite. In quel momento ho risposto a tono perchè ero stanca e irascibile, e anche sdegnata da quel rimprovero. Un medico, donna per giunta, dovrebbe capire lo stato di una neomamma. Invece viene prima il protocollo e le stupide regole, il contatto umano e l’empatia vengono dopo. Le ho risposto che avevo bisogno di dormire un pò e che non era un capriccio ma una necessità.

Non oso immaginare cosa possa voler dire in questo periodo, con le regole covid, per una donna non avere un aiuto e un sostegno esterno. Perchè è vero che ci sono le infermiere e le ostetriche, molte devo dire attente e amorevoli, ma non basta e di certo non possono stare sempre insieme ad una sola mamma.

Penso, inoltre, che sia un problema di tutti gli ospedali italiani e che il nostro paese sia indietro su questo argomento. La mamma partorisce ma il papà ha il diritto di essere presente per il figlio in ogni momento proprio come la mamma. I genitori sono due e entrambi devono aiutarsi e hanno le stesse responsabilità.

Dopo il parto c’è la gioia di avere il proprio piccolo ma anche i dolori, le preoccupazioni, per non parlare della depressione post partum che è tanto sottovalutata.

C’è una visione distorta e romanticizzata della maternità che vuole le donne votate al sacrificio, alla privazione e dotate di una forza sovrumana. Qualcosa di totalizzante. Una donna invece ha il diritto, dopo ore di travaglio, con i dolori, senza dormire, senza mangiare o dopo un cesareo, di dire di essere stanca e di aver bisogno di aiuto. E non può essere accusata di essere una madre snaturata, incapace o senza istinto materno. Non abbiamo i superpoteri, siamo sfiancate dopo il travaglio di ore e dopo il parto, sia fisicamente che mentalmente.

Le madri non sono guerriere o leonesse, non sono perfette. Inoltre, le linee guida sull’allattamento sono pericolose e calpestano la volontà e i bisogni delle donne. Creando solo un ambiente ostile dove è obbligatorio essere performanti, altrimenti si è deboli.

Io penso che ci sia tanto da fare a livello culturale e sanitario, e non solo per quanto riguarda la maternità ma proprio sui diritti delle donne. Bisogna considerare i bisogni di una donna che è un essere umano con le sue fragilità. Deve diventare sacrosanto il diritto ad essere aiutate e a non sentirsi per questo meno mamme”.

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*le testimonianze resteranno anonime

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