venerdì, 29 Marzo 2024
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Favole di Sport: la rubrica delle eccellenze

Nuovo episodio della rubrica con l’intervista ad Aurelia Lacarpia

Come ogni lunedì, anche oggi c’è un nuovo episodio di “Favole di Sport: la rubrica delle eccellenze”, approfondimento in cui Paolo Moramarco e Alberto Ragone intervistano le eccellenze sportive del nostro territorio.

Giunti oramai al nono episodio, l’intervista di questa settimana è ad Aurelia Lacarpia, tifosa e dirigente della FBC Gravina.

1. Direi di iniziare con un classico anche per presentare ai lettori l’ospite del giorno. Chi è Aurelia Lacarpia per lo sport?

Aurelia Lacarpia per lo sport? Difficile rispondere perché sto ancora cercando di capire cosa sia per la vita. In generale posso dire di essere una quarantenne rimasta orgogliosamente un po’ bambina che però ha avuto in dono un sogno e che questo sogno ha due colori che ancora le permettono di credere che i desideri si avverano e che possano farlo ogni giorno.

Quando sette anni fa sono entrata la prima volta al Vicino, era il derby della Murgia, con la promozione in Serie D, non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Ero abituata alla nazionale vista in TV, ben poco rispetto a quello che poi mi avrebbe regalato il nostro campo sportivo.

Ancora oggi molti degli stadi famosi a cui ci ha abituato la serie A li ho visti solo attraverso lo schermo, ma quello che oggi so con certezza è che non voglio tornare indietro e posso orgogliosamente dire, con onore, essere ancora tra i suoi protagonisti.

2. Qual è il ruolo che ricopre una tifosa in dirigenza? Com’è, dunque, poter dire di lavorare per la propria squadra del cuore?

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Non so bene cosa mi ha spinto come tifosa prima, e come dirigente dopo, a non mollare mai di un centimetro, ma certamente posso dire che le mie vittorie più belle sono sempre state le persone.

Quando ci si innamora di uno sport, chiaramente, ci si appassiona a quelle che sono le caratteristiche tecniche dell’attività, in questo caso agonistica, ma poi si deve fare i conti con quello che ne deriva, passando per i sacrifici, i dolori e tutte le gioie.

Non è sempre stato facile e spesso mi è stato anche chiesto “chi me lo facesse fare”, ma ho sempre risposto che è come un grande amore che non si può spiegare, ma solo vivere.

3. In un mondo come quello del calcio, ogni squadra ha la propria storia e qualcosa che te ne fa appassionare al punto da seguirla sempre e ovunque. Cosa ti ha fatto innamorare della FBC Gravina?

Cosa mi ha fatto innamorare della FBC Gravina è sicuramente quello per cui ogni giorno mi batto: il senso di appartenenza.

Spesso ci diciamo “Due colori, una passione”, nella nostra grande famiglia gialloblù ed è proprio così.

Nelle gioie e ancora di più nei dolori, si combatte insieme e si lotta per qualcosa di grande che ci unisce e ci rende unici.

Anche per questo sono grata profondamente ai miei colori per avermi resa oggi un pochino migliore di quella che ero ieri, ma di sicuro senza le persone che hanno creduto in me (e non le nomino, ma loro sanno a chi sono rivolta) a chi mi ha insegnato, a chi mi ha supportato, a chi mi ha sostenuto ed anche a chi non ha creduto potessi farcela.

4. Al termine di una stagione sfortunata, ma chiusasi nel migliore dei modi possibili con la salvezza ai play out contro il Molfetta, cosa credi attenda al Gravina in futuro, ma in particolare già dalla prossima stagione?

Non so se posso dire di avercela fatta, sono ancora solo all’inizio di un’avventura che spero possa accompagnarmi per molto molto tempo ancora, ma sono certa di poter dire che con questa salvezza così sofferta, ma estremamente meritata e cercata mi ha fatto imparare tanto e credo che anche Gravina abbia imparato una lezione stupenda. Nelle difficoltà ci sono sempre due strade possibili, si può scegliere di mollare tutto e liberarsi o di stringersi più forte lottare anche fino allo stremo. Questa è stata la lezione più bella e che ancora una volta questi due colori mi hanno trasmesso.

Da dietro le quinte ho avuto la fortuna e l’onore immenso di accompagnare il nostro gruppo Juniores (campionato nazionale U19) e di vivere tutto il settore giovanile da vicino, ho vissuto a pieno le fatiche della prima squadra, una delle più giovani del girone, che nonostante a volte abbia mostrato dei limiti, non ha mai mollato la presa e lo ha dimostrato largamente nella nostra finale playout che più che di salvezza adesso profuma davvero di promozione.

Il calcio, nel nostro caso dilettantistico, ci permette di fare rete di persone, sogni, progetti e perché no crescita economica di un intero territorio e non c’è sfottò o derby che possa dividere, ma può solo che unire.

È con questo stimolo che sogno il nostro nuovo inizio. Solitamente il momento più brutto per me è quello dei saluti (ancora non mi ci abituo) ma questo vorrei che per tutti possa essere un arrivederci a prestissimo al Vicino.

Infine, mi auguro un entusiasmo rinnovato a partire da quello che c’era il giorno del play out che resterà certamente negli annali come una delle partite più belle disputate e vinte, dalla FBC, da Gravina e da me in quanto tifosa; sperando possa continuare a trasmettere il messaggio di “non arrendersi mai, perché i sogni, se ci credi, si avverano”.

Per questa puntata di “Favole di Sport” è tutto. Appuntamento a lunedì prossimo per un nuovo episodio della rubrica delle eccellenze del territorio.

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