Il Comune risponderà al ministero per chiede che Gravina venga ricompresa nel progetto nazionale della via Appia. A darne notizia è il sindaco Fedele Lagreca nel tentativo di spegnere le polemiche scoppiate dopo la diffusione della missiva ministeriale secondo cui “Il territorio del comune di Gravina in Puglia non è stato ricompreso nei tratti selezionati in quanto il tracciato della via Appia Claudia nel passaggio dalla regione Basilica alla regione Puglia è ancora ipotetico. Le prime evidenze archeologiche dell’antica strada si rinvengono nel territorio del comune di Altamura”.
Una decisione, spiegano dal Mibact, assunta dopo una serie di studi e sopralluoghi fatti lungo l’antico percorso da Roma a Brindisi per ricostruire il vero tracciato della via Appia considerandone “ la rappresentatività del tratto di strada, lo stato di conservazione della strada e dei monumenti antichi affacciati su di essa, i requisiti di tutela e i requisiti di integrità ed autenticità, declinati con riferimento al bene e al territorio di riferimento”. In definitiva secondo i funzionari del Ministero, dopo i sopralluoghi effettuati a Gravina non sono emerse evidenze scientifiche che la Regina Viarium abbia attraversato l’antica Silvum. Eppure recenti studi archeologici affermano l’esatto contrario. A condurre le ultime ricerche sulla via Appia nel territorio di Gravina sono state le società Fri- El ed Edizson titolari di un progetto per la realizzazione di un impianto idroelettrico nei presisi della diga del Basentello che dopo le richieste della Soprintendenza hanno ammesso le interferenze del progetto con la tutela della via Appia.
A confermare che l’antica strada romana passi da Gravina sono una serie di studi effettuati dall’archeologo di fama mondiale Alastair Small secondo cui la via Appia attraversa gli antichi villaggi romani di Vagnari, San Felice e Santo Stefano. Ipotesi confermata anche dallo scrittore Paolo Rumiz autore di un importante libro sulla antica strada romana con cui sarebbe definitivamente archiviata l’ipotesi secondo cui il tracciato della via Appia corrisponda con il tratturo regio Melfi- Castellaneta. A questo si aggiunga che in un recente sopralluogo del professor Franco Laiso, storico locale, nel territorio di Vagnari ha riportato alla luce una strada acciottolata ai cui margini sono ancora evidenti i resti di antichi piloni per l’abbeveramento di uomini e animali. Studi, teorie e documenti storici che l’amministrazione comunale adesso dovrà sottoporre all’attenzione del Ministero e convincere i funzionari ad un passo indietro.
In coda alla missiva ministeriale, tuttavia, le ultime righe se sembrano un buffetto sulla guancia: “Si ritiene in ogni caso opportuno sottolineare che, una volta ottenuta, come auspicabile, l’iscrizione nella Lista del Patrimonio mondiale, i benefici potranno generare impatti positivi non solo sulle componenti effettivamente selezionate come parte del sito candidato e della sua zona tampone ma, in un’ottica di “integrazione territoriale”, le ricadute porteranno elementi di crescita anche agli altri comuni coinvolti dal tracciato dell’Appia Claudia e Traiana”.
Lagreca invece ha dato mandato allo staff di “predisporre un dossier, storicamente completo ed argomentato, per smontare l’assunto ministeriale. Vorrei tranquillizzare i velenosi che questa Amministrazione userà tutti i mezzi necessari per difendere la storia della nostra città con tutte le forze e le energie disponibili, con il concorso di tutti coloro che vorranno collaborare al ripristino della verità”.