sabato, 27 Aprile 2024
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Gravina, riflessioni su arte e cultura con Aurora Maletik

Intervista alla fotografa gravinese dopo la chiusura del cinema Sidion

La chiusura qualche settimana fa dell’ultimo e unico cinema a Gravina, il Sidion, è stato un duro colpo per tutti. Per chi ricorda i tempi passati quando la visione del film al grande schermo era ancora un rituale collettivo. Tra gli appassionati di cinema e arti visive. In chi vede questi tempi, con tristezza e rassegnazione, sempre più bui.

Eppure, terreno fertile ce n’è: questo paese è ricco di artisti riconosciuti anche fuori dai confini murgiani. Quindi, come mai si fatica a puntare sulla cultura e a chiudere sono sempre più i luoghi deputati all’arte? Sta davvero “calando il sipario” sulla conoscenza e sulle arti a favore dei luoghi che soddisfino il palato, che pare non subiscano così tante chiusure? Vale la pena investire ed educare alla cultura e chi dovrebbe farlo?

Ne abbiamo parlato con Aurora Maletik, artista versatile e poliedrica, fotografa e appassionata di cinema, musica e arti visive. Di origini croate con influenze iberiche, un mix di etnie che hanno determinato il suo stile mitteleuropeo, in un genere ricercato, narrativo e filmico in continua evoluzione. Comincia sin da bambina a fotografare soggetti femminili, improvvisando con loro scenografie e travestimenti e autentici set cinematografici per rendere vive le sue opere. Spesso si ritrova lei stessa a essere protagonista delle sue opere fotografiche e oniriche.

La sua intensa attività artistica spazia da personali di fotografia a progetti ben più complessi come cortometraggi, fumetti, campagne pubblicitarie. Fuorisalone – Milano Design Week, spettacoli teatrali, collaborazioni importanti. Ricordiamo quella con Giancarlo Giannini che ha portato sul grande schermo la proiezione delle opere fotografiche della Maletik con i suoi indimenticabili monologhi. E solo nell’ultimo anno: premio EuroExpoArte “silver-category” 2023 Forlì, Agorà del Palazzo del Consiglio Regionale della Puglia e la realizzazione di un Catalogo Fotografico a cura del GelsoRosso Casa Editrice – Salone Off – Mostra Fotografica inserita nel programma del Salone Internazionale del libro 2023 Torino – Rassegna Fotografica “ELLE” lo sguardo dell’altra, Valle D’Aosta 2023.

Abbiamo fatto con lei una chiacchierata telefonica, per riflettere sullo stato dell’arte a Gravina dopo la chiusura del cinema Sidion.

A Gravina ci sono tanti artisti (molti emigrati), secondo lei si investe abbastanza o troppo poco in cultura e arte e c’è informazione al riguardo?

Nella città dove vivo, ahimè, la cultura è ben lontana dai circuiti di massa lì dove sembrerebbe dominare, invece, una certa massificazione.
A mio parere, viviamo dentro un processo involutivo che non produce altro che omologazione e disagio sociale. Questo va di pari passo con le tendenze e l’andamento generale del nostro bel paese chiamato Italia.
Gli artisti soffrono (i veri artisti intendo), chi sa guardare al di là e oltre, per ovvie ragioni evidentemente, fugge. Mi creda, non fa bene al cuore subire passivamente il proliferare di bar, pizzerie, ristoranti, paninoteche e via di seguito. Mentre, in parallelo, si sprofonda nell’abisso per la mancanza del bello, del fermento culturale, per la chiusura di Teatri, Cinema, Librerie.
Del resto, chi da sempre ha mosso i fili e manipolato le masse nell’ultimo ventennio non si è preoccupato certo delle conseguenze, del non aver pensato a promuovere al di sopra di tutte le cose la Bellezza. Ognuno ha coltivato il proprio orticello e ridotto sempre più la cultura a qualcosa di inutile, lontano, e che riguardasse solo una certe élite.

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Ad ogni modo, vorrei evitare di scivolare su terreni minati o inutili e sterili polemiche, figuriamoci in discorsi retorici. Infondo siamo tutti figli del nostro tempo e se ci salviamo ci salviamo da soli, con la forza delle nostre idee e della nostra capacità di resistere. 

Cosa andrebbe fatto per promuovere l’arte in questo paese e nei più giovani? Chi dovrebbe agire per un cambiamento di prospettiva?

Nessuno conosce la ricetta, tantomeno esiste qualcuno in grado di indicare la via, la direzione per salvare la Bellezza, per difenderla e proteggerla in un momento storico così duro e con tante incertezze ed emergenze alle porte a cui far fronte. 

Chiedetelo a tutti questi masterchef come salvare il pianeta, come accogliere i nostri fratelli che fuggono da guerre e calamità, come proteggere i nostri amici animali. Chiedetelo a tutti i benpensanti, agli opinionisti tuttologi nei vari salotti televisivi.

Il mio modo di fare Arte è controtendenza, è la mia piccola ribellione fuori dal coro, perché gli artisti quando restano fedeli a sé stessi sono solo poveri idealisti, sognatori e i più ribelli e dissacranti non hanno certo vita facile ma restano osservatori. Loro sanno attendere, proiettare altri mondi possibili, costruire arche e, se occorre, pure semplici zattere per godere degli ultimi raggi di sole. Oppure barchette di carta su cui salvare le proprie utopie, i luoghi dell’immaginazione verso nuovi spazi metafisici fatti di libertà, emancipazione, uguaglianza fra i popoli.

Se tutto questo non ha radici profonde e non viene inculcato sin dal primo respiro su questa Madre Terra, il caos regnerà sovrano e ci si continuerà a chiedere: “per andare dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare…” cit. .

Molto probabilmente, in futuro, ci penserà l’intelligenza artificiale.

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