giovedì, 25 Aprile 2024
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Piano casa, il Governo boccia la proposta pugliese

Atteso il pronunciamento della Corte Costituzionale su consumo di suolo, coerenza col piano paesaggistico, abusivismo edilizio. Intanto Amati presenta una nuova proposta

Un nuovo sto per il Piano Casa della Puglia. Il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 10 ottobre, ha deciso di impugnare la Legge Regionale 20/2022, approvata lo scorso agosto, dopo una serie di contestazioni da parte del Governo. Quando la norma è stata messa a punto, è stata ribattezzata “eco-casa” per l’attenzione al riuso degli immobili e all’utilizzo dei materiali riciclati. Secondo quanto si è appreso a non convincere il Governo sarebbero le deroghe e le procedure semplificate che contrastano con l’articolo 117 della Costituzione, in base al quale il governo del territorio deve essere oggetto di competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni. Sulle contestazioni dovrà ora pronunciarsi la Corte Costituzionale.

 Secondo quanto approvato dalla Regione Puglia, il nuovo Piano Casa  prevede che i Comuni individuino, nelle zone B e C, compresi i programmi di fabbricazione, ambiti edificati caratterizzati da degrado e abbandono, dove consentire interventi di riuso e qualificazione sugli immobili con qualsiasi destinazione.

 Secondo il Governo, invece, l’inclusione dei programmi di fabbricazione, cioè di aree prive di pianificazione urbanistica, si pone in contrasto con l’articolo 9 del Testo unico dell’edilizia (Dpr 380/2001) che individua gli interventi consentiti nelle aree prive di pianificazione: manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e di risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia su singole unità immobiliari o parti di esse o che riguardino globalmente uno o più edifici, e modifichino fino al 25 per cento delle destinazioni preesistenti, purché il titolare del permesso si impegni a praticare, limitatamente alla percentuale mantenuta ad uso residenziale, prezzi di vendita e canoni di locazione concordati con il comune ed a concorrere negli oneri di urbanizzazione. Le Regioni, al contrario, possono solo prevedere dei limiti più restrittivi. L’obiettivo è, si legge nell’impugnativa, evitare una incontrollata espansione edilizia e il consumo di suolo.

 E non è tutto. Il Governo ha impugnato anche il procedimento con cui i Comuni individuano gli ambiti dove consentire gli interventi di riuso e riqualificazione. Si tratta, sostiene il Governo, di una delibera sottratta dalla verifica di compatibilità e conformità rispetto al sovraordinato piano paesaggistico regionale. Verifica alla quale, afferma, deve partecipare il Ministero della Cultura.

 L’impugnativa ha toccato anche la norma in base alla quale i Comuni possono consentire, per gli edifici residenziali ubicati nei contesti rurali, l’ampliamento fino al 20% e la demolizione o ricostruzione con aumento volumetrico fino al 35%, e comunque fino ad un massimo di 200 metri cubi, a condizione che gli interventi siano finalizzati al risanamento igienico-sanitario o alla riqualificazione energetica degli edifici con salto di categoria di almeno due classi o, ove impossibile, con il conseguimento della classe energetica più alta.  Secondo il Governo, l’attività edificatoria in zone agricole è soggetta a stringenti e particolari limitazioni volte a frenare la tendenza all’urbanesimo. Tali limitazioni sono vincolanti per il legislatore regionale. Il Piano Casa della Puglia, invece, consentirebbe la realizzazione di ampie volumetrie residenziali, che renderebbero necessaria anche la costruzione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria.

 Inoltre, al Governo non è piaciuta ne la norma che consentirebbe ai privati il potere di proporre la realizzazione degli interventi di riuso e qualificazione in caso di silenzio assenso del Comune di Riferimento, ne la possibilità di delocalizzazione delle volumetrie, affermando che l’incremento dell’indice di edificabilità di zona derivante da tale ricostruzione non costituisce variante alle previsioni del piano urbanistico comunale. Secondo il Governo, si tratta di una norma generale e astratta che deroga alla pianificazione urbanistica comunale, senza tenere conto della specificità dei singoli contesti.

 Infine, il Governo ha osservato che il Piano Casa della Puglia consente gli interventi di ampliamento, demolizione e ricostruzione nelle aree vincolate ai sensi dell’articolo 136 e 142 del Codice dei Beni culturali e del paesaggio (D.lgs. 42/2004). Si tratta della aree e degli immobili di notevole interesse pubblico e delle aree tutelate per legge, dove tali interventi sono qualificati come ristrutturazione edilizia e non come nuova costruzione. Possibilità che anche in questo caso è stata bocciata.

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Dopo le polemiche dei giorni scorsi nei palazzi regionali si studia un’altra proposta che porta la firma di Fabiano Amati.   

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