L’inflazione galoppa e si abbatte anche sulle tavole dei pugliesi, allarmando i consumatori in vista delle festività natalizie: i cenoni potrebbero essere più cari che mai. A Bari, in particolare, i prezzi sono cresciuti soprattutto sugli scaffali dell’olio e poi del pane e di latte e formaggi. Nell’intera regione, secondo i dati Istat, l’indice dei prezzi al consumo ha subito un incremento del 12,2 per cento a ottobre del 2022 rispetto allo stesso mese nel 2021: la Puglia si piazza così al settimo posto nazionale per crescita, con un più 0,4 per cento rispetto al dato italiano. Il capoluogo si mantiene nella media, invece, con un più 11,9 per cento.
E l’incremento in Puglia è considerevole anche sui beni alimentari (più 13,2 per cento): quelli freschi hanno fatto segnare un più 12 per cento e quelli lavorati – comprese le bevande – invece un 13,1 per cento in più. Secondo i dati diffusi da Coldiretti, le famiglie pugliesi dovranno spendere un miliardo di euro in più all’anno per fare la spesa alimentare: 650 euro di surplus a nucleo. Una situazione quasi paradossale, dato che i prezzi dal campo alla tavola aumentano del triplo o, in alcuni casi, addirittura del quintuplo e molte aziende agricole non riescono neanche a coprire i costi di produzione.
“È vero, la guerra ha inciso molto ma l’aumento in molti casi è stato spropositato”, commenta Mimmo Zambetta, presidente di Federconsumatori Puglia e dell’Istituto pugliese per il consumo, un organo che riunisce 17 associazioni di consumatori che monitorano costantemente i prezzi nella regione attraverso rilevatori nei negozi. “C’è una speculazione e quindi per ovviare bisogna accorciare la filiera, prediligere il chilometro zero e mettere al centro le nostre eccellenze pugliesi, invitando al contempo i consumatori a rivolgersi ai piccoli produttori. A questo punto monitoreremo i prezzi in vista delle festività natalizie, ma ci stiamo aspettando purtroppo un aumento”.