“Gli appartenenti alle suddette classi , (dal 1970 al 1980) i quali hanno svolto la leva obbligatoria militare dovranno presentarsi nel periodo che va dal 20 al 31 marzo 2022 al distretto militare nella cui circoscrizione è compreso il comune di residenza”.
Obiettivo?
“Verificare l’idoneità fisica e psichica per l’arruolamento immediato nell’esercito italiano per combattere sul fronte Ucraina – Russia”.
Questo il cuore della lettera che sta girando in molte chat italiane con tanto di data (26 febbraio 2022 ovvero due giorni dopo l’inizio delle ostilità in Ucraina e relative minacce all’Europa da parte di Putin) e la firma del generale Paolo Gerometta.
Una missiva che nelle scorse ore ha fatto tremare le ginocchia a tanti ex militari e alle loro famiglie.
Per fortuna è bastata una verifica sul sito del Ministero della Difesa per accorgersi che non c’è nessun richiamo ufficiale alle armi. Semplicemente siamo dinanzi ad un falso. Uno scherzo di dubbio gusto che segue quello diffuso la settimana scorsa, sempre firmato dal generale Gerometta, che chiamava alle armi le classi dal 1990 al 2000.
Il generale Gerometta in realtà esiste ed è un alto ufficiale dell’esercito italiano, pluridecorato, ma dal 2015 a riposo. Dunque impossibilitato a sottoscrivere un eventuale stato di allerta.
La missiva, che probabilmente anche in queste ore, sta girando in molte chat dovrebbe solo contribuire a strappare un sorriso a chi la riceve. Probabilmente un sorriso amaro.
Richiamo alle armi. Cosa dice la legge?
In realtà, vista la crisi internazionale in corso è bene sapere che la possibilità di essere richiamati alle armi non è infondata. Vediamo cosa prevede l’ordinamento italiano.
Sappiamo bene che l’Italia secondo quanto espressamente stabilito nella Carta Costituzionale « ripudia la guerra come strumento di offesa agli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Tuttavia è cosa nota che l’Italia è uno dei paesi appartenenti alla Nato ovvero l’organismo di difesa di molti Paesi occidentali secondo cui in caso di «attacco armato» ad uno Stato membro, gli altri devono intervenire in suo aiuto, anche con l’uso della forza armata, cioè militarmente.
In pratica, secondo quanto sta accadendo in questi giorni, se la Russia di Putin non dovesse limitare il suo intervento armato alla Ucraina (che non è Stato della Nato) ma dovesse invadere uno qualsiasi degli “Stati cuscinetto” come la Finlandia, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Romania o la Polonia, alcuni già parte della Nato stessa, l’Italia come gli altri paesi dell’Alleanza Atlantica ha il dovere di inviare le proprie forze armate a difesa dello Stato invaso.
E non è escluso il richiamo alle armi qualora l’Esercito dei professionisti non devesse bastare a tutelare l’integrità territoriale dell’Italia.
Ma chi può essere richiamato in guerra?
Teoricamente tutti poiché la Costituzione italiana stabilisce che « la difesa della Patria è dovere sacro del cittadino»
Dunque in caso di guerra nessuno può esimersi dal partecipare. Donne comprese a meno che la chiamata non arrivi durante la gravidanza.
Nello specifico l’ordinamento italiano che ha sospeso (non abolito) la leva obbligatoria prevede che ad un eventuale conflitto prendano parte innanzitutto i professionisti in servizio, poi i veterani recenti, cioè i volontari che hanno cessato la ferma da non più di 5 anni. Quindi, chi si era arruolato e poi si è congedato.
Infine, potrebbero essere chiamati alle armi per la prima volta i cittadini maschi nella fascia di età che va dal compimento del 18° anno fino a 45 anni poiché, come detto, le liste di leva sono solo sospese ma vengono comunque compilate dai Comuni e inviate al distretto militare.
Regole particolari valgono per chi, invece, in passato ha già fatto parte delle Forze armate: a seconda dei gradi raggiunti all’atto del congedo, degli incarichi ricoperti e delle normative di settore stabilite da ciascuna forza armata o Corpo di appartenenza, gli Ufficiali e i Sottufficiali vengono inseriti negli speciali ruoli della «riserva» e in caso di necessità possono essere richiamati, anche su loro domanda, fino al 56° anno di età e talvolta anche oltre. La chiamata alle armi è obbligatoria e non può essere rifiutata.
Chiariti questi aspetti occorre solo sperare che il conflitto a pochi chilometri dal nostri confini nazionali possa trovare presto una risoluzione ripotando la serenità e soprattutto la pace nel Vecchio Continente.