martedì, 23 Aprile 2024
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Storie dal Perinei: il racconto di Arcangela

In questa puntata la testimonianza di un'operatrice socio sanitaria

La nuova rubrica settimanale IlTag.it con i racconti e le testimonianze dirette.

La testimonianza di oggi è quella di chi lavora come operatrice socio sanitaria.

Ecco il racconto di Arcangela che ci parla delle difficoltà e degli aspetti positivi del suo lavoro in ospedale.

“Voglio offrire ai lettori del Tag il punto di vista di chi lavora ogni giorno in corsia e dar voce alla mia categoria che troppo spesso non viene compresa appieno.

Il lavoro di OSS (operatore socio sanitario) è quello più a stretto contatto con il paziente. Ci occupiamo di tutte le necessità e delle cure di chi è in degenza in ospedale.

Io sono davvero grata per il lavoro che svolgo e quando torno a casa guardo i miei figli e so di dare un servizio utile a chi soffre. E i sorrisi dei pazienti ripagano in parte la fatica. Solo che ogni giorno mi trovo a combattere con mille difficoltà, prima fra tutte la carenza di personale. Nonostante le belle parole sulla mia categoria, soprattutto in periodo post covid, poco o nulla è stato fatto. Siamo spesso costretti a rinunciare alle ferie e al tempo libero da passare con i propri cari. Poi, quando mia figlia sta poco bene (ad esempio), difficilmente riesco a non andare in ospedale o a prendere un permesso.

Inoltre, le normative anti covid mettono troppo spesso in difficoltà noi e i pazienti. In ospedale le visite dei familiari sono limitate e ci ritroviamo ogni giorno a discutere su questioni e decisioni su cui poco centriamo. Quando suonano più campanelli dalle stanze, anche per un nonnulla, non riusciamo a gestire tutto. E lì trovi il paziente che comprende le nostre difficoltà e quello che è nervoso o che ci tratta come inservienti.

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Ho sentito i ringraziamenti della ministra Meloni nell’anniversario del primo caso covid nel 2020, con il ricordo degli sforzi di chi lavora ogni giorno in ospedale.

Ci chiamano “eroi” ma noi vogliamo essere solo rispettati per la nostra professione e non obbligati quotidianamente a svolgere il nostro lavoro male, con poche tutele e con turni di lavoro massacranti. Noi siamo anche altro rispetto al lavoro, non siamo solo questo. Abbiamo una vita privata, una famiglia, hobby, sogni e desideri. Siamo persone prima di tutto”.

APPUNTAMENTO ALLA PROSSIMA PUNTATA PER UN ALTRO RACCONTO!

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*le testimonianze resteranno anonime

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