La nuova rubrica settimanale IlTag.it con i racconti e le testimonianze dirette.
La storia di oggi è relativa al ricovero e all’intervento di appendicite.
Ecco il racconto di Carla.
“Ci tengo a raccontare la mia esperienza al Perinei perchè voglio dimostrare che, per fortuna, c’è tanta gente che fa bene il proprio lavoro.
Sono una ragazza di 27 anni, in salute e che non aveva mai avuto esperienza diretta con l’ospedale. E’ cominciato tutto qualche mese fa, con quella che sembrava una semplice nausea che durava da giorni. Poi c’è stata la febbre alta e il vomito che non accennava a diminuire, anzi peggiorava nonostante i medicinali. Ero convinta fosse un virus intestinale ma così non era. Infatti il campanello d’allarme che si trattasse di altro l’ho avuto per via di un costante dolore al fianco.
Sotto suggerimento del mio medico di famiglia, mi sono recata al pronto soccorso e lì ho avuto la diagnosi che non mi aspettavo affatto: appendicite.
Mi hanno subito ricoverata e hanno programmato l’intervento in laparoscopia dopo 3 giorni.
In totale ho passato 6 giorni in ospedale, compreso il post intervento. Devo dire che mi sono sentita coccolata e seguita da tutto il personale sanitario, dal pronto soccorso al reparto di chirurgia. Ho trovato gente preparata, che fa bene il suo lavoro nonostante le mille difficoltà tra cui quella della carenza cronica di personale. Inoltre, ci vuole davvero tanta pazienza anche per affrontare la mancanza di educazione di molta gente che pensa che OSS ed infermieri siano inservienti. A volte basterebbe poco, un pò di rispetto per chi lavora e maggiore riconoscenza.
Aiutare gli altri non è cosa semplice, passare molto tempo insieme a gente che soffre è davvero tosta. Io, nei giorni passati in ospedale, mi sono messa più volte nei panni di chi lavora tra le corsie. Mi sento con tutto il cuore di ringraziare tutte le persone che lavorano in ospedale, in particolare nel reparto di Chirurgia. Sono tutti da ammirare e sono davvero riconoscente per il lavoro che fanno ogni giorno e per il sostegno che mi hanno dato anche solo con un sorriso e una parola di conforto”.
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