martedì, 19 Marzo 2024
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Murgia, torna il tradizionale appuntamento con la raccolta delle olive ma l’annata non è delle migliori

Una stagione sfortunata per costi elevati e meteo avverso

E’ da sempre il periodo più amato dalle famiglie del nostro territorio, l’occasione per ricongiungersi e fare squadra per dar vita alla magia. La raccolta delle olive è un momento di vita vissuta tra gli alberi la mattina presto, in cui vecchie e nuove generazioni s’incontrano per portare a casa un dono prezioso. L’olio extra vergine d’oliva, definito non a caso oro verde, è un prezioso frutto della nostra terra e il lavoro che lo accompagna un rituale che si ripete da secoli.

E’ cambiata per molti la modalità di raccolta delle olive, seguendo l’evoluzione dei tempi e l’aiuto che danno le tecnologie. Adesso molto più automatizzata e velocizzata, ma non per questo meno sentita. Le tecniche di raccolta sono tante: dalle “mani a pettinessa” all’arrampicata sugli alberi dei più piccoli, al più recente scuotitore elettrico per raccogliere nel minor tempo anche le olive in alto e più difficili da raggiungere.

Colori e profumi della Murgia non sarebbero gli stessi in questo periodo dell’anno se non fossero associati alle olive e all’olio nuovo.

Viviamo un momento particolare per l’economia e la situazione climatica. La siccità ha dimezzato la produzione di ottima qualità, mentre l’esplosione dei costi ha messo in ginocchio le aziende agricole.

È quanto emerge dal report “2022, la guerra dell’olio Made in Italy” di Coldiretti Puglia diffuso in occasione dell’avvio della raccolta delle olive 2022/2023.

Un anno questo non proprio dei migliori, in cui sembra essere accaduto di tutto. Un anno segnato dai cambiamenti climatici, dai rincari di energia e materie prime che pesano su aziende e famiglie.

Si rischia un taglio intorno al 50% in tutta la provincia di Bari. «Non è più rinviabile un piano strategico nazionale dell’olivicoltura che metta al centro le aziende che sono sul mercato, producono reddito e occupazione, oltre al recupero dei tanti uliveti abbandonati che devono essere rinnovati per ridare ossigeno e speranze ai territori, proseguendo a livello internazionale la battaglia per tutelare la qualità del nostro olio extravergine d’oliva, cercando di cambiare anche alcuni parametri che penalizzano i nostri agricoltori già vessati dal cambiamento climatico e dall’aumento sconsiderato dei costi energetici. Il futuro dell’olio italiano passa da questi interventi fondamentali per tutelare un prodotto simbolo del Made in Italy», afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Il consiglio di Coldiretti, per sostenere le aziende italiane, è non cadere nell’inganno del falso Made in Italy e scegliere l’olio da portare a tavola verificando attentamente l’etichetta. 

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Olivicoltori e frantoiani murgiani sono stati costretti a fronteggiare l’incremento dell’elettricità, i cui costi sono quintuplicati. Tanti proprietari di oliveti stanno vendendo i terreni perchè costa tanto mantenerli, costa la manodopera specializzata (quando si trova), costa molire e le tasse sono elevate.

“Questa è la peggiore annata degli ultimi tempi”, il commento laconico di Antonio Raguso produttore e frantoiano gravinese da generazioni. “Il caldo anomalo del mese di maggio ha impedito la formazione delle olive sugli alberi, poi la siccità esagerata ha portato ad un costo eccessivo per irrigare. In molti hanno preferito non sprecare acqua e in tanti non le hanno raccolte le olive. Come se non bastasse, l’umidità degli ultimi tempi ha favorito un microclima ideale per la mosca olearia. Per non parlare del rincaro dell’energia elettrica che sta uccidendo tutti”.

A risentirne sarà sia la resa minore che la qualità dell’olio. “Il caldo ha cotto l’oliva sull’albero, provocando un aumento dell’acidità e un olio meno pregiato. Non extra vergine d’oliva”.

E sull’argomento costi di molitura, Raguso afferma che ad aumentare è stato tutto, dal costo energetico elettrico e metano ai pezzi di ricambio. “I frantoiani del territorio non aumentano i prezzi da 20 anni e lavorano al ribasso. Il mercato è impazzito, i costi di molitura per quintale sono passati da 10 a 19 euro. Il consumatore finale non percepisce il lavoro che c’è dietro e spesso non dà valore al prodotto, abituato nel tempo a pagare l’olio pochissimo ne ridurrà i consumi”.

E alla domanda su cosa si augura da questa sfortuna stagione 2022: “Il mio augurio è di avere almeno un 10% di margine”, risponde Raguso. “Continuerò a lavorare per un prodotto biologico e di qualità. Ho creato un’associazione di produttori “Prima qualità bio” che ha tra gli obiettivi la promozione di una varietà autoctona, l’oliva bambina, per portarla in filiera. A gennaio prossimo presenteremo questo progetto a livello locale e nazionale”.

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