venerdì, 26 Aprile 2024
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Gravina, la Cooperativa Questa Città lavora per l’integrazione sociale. Intervista ad un operatore.

Obiettivo primario: abbattere stigma e pregiudizi sulla Salute Mentale

La presenza di realtà territoriali che lavorano per l’integrazione sociale è importante per garantire un sacrosanto diritto di tutti: essere considerati persone.

Prima della malattia e dei disturbi psichici c’è l’individuo con il suo carattere, gusti, bisogni, sogni.

La Cooperativa Questa Città fa da anni un importante lavoro sul territorio, non solo garantendo un servizio ai suoi ospiti ma anche battendosi per eliminare stigma e tabù che ruotano da sempre intorno a chi soffre di un disturbo psichico.

Nella settimana dedicata alla Salute Mentale, e dopo l’intervista alla dott.ssa Angela Tubito, abbiamo sentito uno degli operatori della cooperativa su Gravina per alcune domande sulle attività della comunità. Luca Trabace è un terapista della riabilitazione psichiatrica.

Che attività fate in comunità?

Stiamo strutturando adesso la programmazione delle attività. Ogni fine anno ci sono i consuntivi delle attività riabilitative, ognuna delle quali ha un budget prestabilito. Siamo accreditati come Cooperativa Questa Città per il servizio di riabiitazione territoriale e con l’Asl Bari su Gravina. Le attività riabilitative sono divise in riferimento alle finalità: di socializzazione, culturali, ludiche ricreative, EBM (basate sull’evidenza scientifica). Per ogni attività stiliamo un programma a fine anno in base all’utenza e all’offerta del territorio.

Quanto è importante rapportarsi con il mondo esterno e in che modo?

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E’ importantissimo rapportarsi con il mondo esterno perchè la finalità della riabilitazione territoriale è proprio quella di lavorare attraverso una rete. La rete è costruita dal Centro di Salute Mentale che è presente su ogni territorio e con cui la Cooperativa lavora in accreditamento. La nostra rete è costituita da associazioni e scuole, per fare in modo che gli utenti siano inseriti pienamente nel tessuto della città. La Cooperativa Questa Città, ad esempio, collabora con le Officine Culturali e Hortus attraverso un progetto di Ortoterapia. Stiamo programmando altre attività con associazioni del territorio e con le scuole, per garantire un’informazione primaria relativa al disturbo psichico, far conoscere i ragazzi della comunità e collaborare. L’obiettivo è lottare contro lo stigma che c’è sulla malattia mentale. Poi organizziamo varie uscite e visite fuori dal territorio, al mare o in piscina.

Come i familiari degli utenti si approcciano alla malattia? Ci sono percorsi educativi per loro?

Oltre alle visite in comunità, ci sono incontri periodici con i familiari. Ci sono attività che coinvolgono sia l’ospite che i familiari come gli interventi psico educativi integrati: si spiega la caratteristica del disturbo, l’importanza dell’utilizzo della farmacoterapia e i suoi effetti collaterali, i momenti di crisi e la gestione degli stessi. Vengono spiegati gli interventi che facciamo per una conoscenza più approfondita. La famiglia per noi è una risorsa per remare tutti nella stessa direzione e aiutare insieme i nostri ospiti nel percorso riabilitativo.

Il tabù della salute mentale è ancora presente nella quotidianità?

Il tabù è ancora presente ma noi lottiamo per far conoscere i nostri ragazzi come persone. L’integrazione parte dalla promozione con la prevenzione attraverso gli incontri con scuole e associazioni; tutto questo per far conoscere i nostri ragazzi che sono affetti da una patologia mentale ma questa è solo una parte di loro. Il nostro obiettivo è offrire agli utenti più autonomia possibile, a seconda dei casi, anche con l’inserimento lavorativo. Importantissimi sono per noi i seminari di lotta allo stigma, quell’idea di tenere il paziente psichiatrico lontano non esiste più fortunatamente. In passato il paziente psichiatrico era considerato un alienato e tenuto distante nei manicomi al di fuori delle città. La riabilitazione ha proprio l’obiettivo di lavorare sul territorio per reinserire il paziente nella società.

Cosa creda bisognerebbe fare per avvicinare la gente e insegnare a non aver paura dei disturbi psichici?

E’ fondamentale la conoscenza della persona affetta da disturbi psichici che ha gusti, sogni, passioni, abilità come tutti. La collaborazione con scuole, associazioni e altre cooperative serve proprio a questo: a far conoscere i nostri utenti e a farli lavorare insieme agli altri.

A fine novembre a Bisceglie ci sarà una mostra di un’attività che abbiamo svolto con un’associazione di Potenza e una sociologa, con l’esposizione degli elaborati realizzati dai ragazzi. Il tema è il mare.

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